Il gigante sconosciuto by Stefano Ardito

Il gigante sconosciuto by Stefano Ardito

autore:Stefano Ardito [Ardito, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Corbaccio
pubblicato: 2016-01-11T22:00:00+00:00


All’inizio del Novecento, come abbiamo raccontato qualche capitolo fa, ai piedi del Kangch compaiono degli straordinari pionieri. Lo scozzese Alexander Kellas compie le prime salite del Pauhunri (7065 metri), del Chomiomo (6835 metri), del Kangchenjhau (6920 metri) e del Lama Amden (o Lamgebo, 6950 metri).

Altre cime sono appannaggio di alpinisti tedeschi. Nel 1929 Eugen Allwein ed Hermann Hoerlin, membri della spedizione Bauer, salgono il Sugarloaf (6522 metri), a picco sul ghiacciaio Zemu. Nel 1930, dopo essere stati respinti dal Kangchenjunga, Erwin Schneider e Hoerlin salgono lo Jongsong Peak (7460 metri).

Nel 1939 i germanici Paidar e Schmaderer, con lo svizzero e Grob, scavalcano il Nepal Peak e raggiungono il Tent Peak o Kirat Chuli (7365 metri). Quattro anni prima, nel 1935, l’inglese Reginald Cooke ha compiuto una straordinaria ascensione solitaria del Kabru.

Nei primi anni del dopoguerra, si affaccia ai piedi del Kangchenjunga lo sherpa Tenzing Norgay, che ha già partecipato ad alcune spedizioni d’anteguerra all’Everest, che nel 1952 arriverà a poca distanza dalla cima insieme allo svizzero Raymond Lambert. E che nel 1953, dopo la sua ascensione insieme al neozelandese Edmund Hillary, diventerà famoso in ogni parte del mondo.

«Su di me il Kangchenjunga ha uno strano effetto: è lì, la terza montagna della terra, così alta e vicina davanti a Darjeeling, e io ho passato metà della mia vita davanti a lei. Eppure non ci sono mai stato» scrive lo sherpa destinato a diventare celebre nella sua autobiografia Man of Everest. «Sono andato molte volte all’Everest, in Garwhal, su montagne lontane in Kashmir e a Chitral, ma non sul Kangchenjunga. Nessuno sherpa della mia generazione è mai andato al Kangchenjunga.»

Nel 1935, insieme a Reginald Cooke, il giovane Tenzing porta dei carichi al campo base del Kabru. Nel 1946, per due volte, raggiunge il ghiacciaio Zemu e il Green Lake alla ricerca di alcuni alpinisti britannici e indiani scomparsi. Oltre ai corpi del capitano Langdon Smith e dell’indiano K.C. Roy, Tenzing scopre sulla neve quelle che crede siano le tracce di uno yeti. Per lui è un’apparizione normale. Suo padre, che lo aveva raggiunto nel 1937 all’Everest, aveva raccontato agli altri sherpa di aver visto l’animale in carne e ossa dalle parti del Colle Nord.

Nel 1948, per quattro mesi, Tenzing accompagna in Tibet il professor Giuseppe Tucci e i suoi «tre assistenti italiani», uno dei quali è il giovane Fosco Maraini. Lo sherpa resta a bocca aperta di fronte alla cultura del professore marchigiano, lo ascolta con interesse mentre gli spiega la storia dei templi e dei monumenti visitati. I momenti clou del viaggio, per lui come per gli altri buddhisti della spedizione, sono il mese trascorso a Lhasa e l’incontro con il Dalai Lama.



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